giovedì 17 aprile 2008

Pena di morte e sistema penale - prima parte

Qualche giorno fa molti giornali hanno riportato la notizia della pubblicazione del rapporto di Amnesty International (qui la versione in Italiano) sulle sentenze di pena di morte ed esecuzioni nel mondo durante il 2007.

Ovviamente anche questa volta i giornalisti e gli editori non hanno sprecato i soliti titoli sensazionalistici e le imprecisazioni, per cui il lettore alla fine ne esce con scarse conoscenze rispetto all'oggetto trattato.

La maggior parte degli articoli hanno titoli quali "Cina: eseguite 22 condanne a morte al giorno" (Nuova Agenzia Radicale), "«La Cina esegue 22 condanne a morte in media al giorno»" (il Giornale), "Pena capitale, primato alla Cina Le esecuzioni sono 22 al giorno" (Corriere Della Sera).

La Cina è l'unico paese citato nei titoli (il report di AI riguarda tutti i paesi in cui è in vigore la pena di morte), e sono riportate le dichiarazioni di Kate Allen di Amnesty International UK ( a cui si attribuisce anche la frase relativa alle 22 condanne al giorno) che assegna la "medaglia d'oro" alla Cina. Nessuno riporta che il numero di sentenze di morte pro capite è molto maggiore in altri paesi:

" Saudi Arabia had the highest number of executions per capita, followed by Iran and Libya."

Tra l'altro l'Arabia Saudita e l'Iran, sono due dei tre (insieme allo Yemen) paesi in cui sono state eseguite sentenze di morte su minori, ma evidentemente tali paesi non fanno "notizia" tanto quanto la Cina, e questo basta per non riportare tale informazione.

In realtà, leggendo il corpo dell'articolo (cosa che probabilmente la maggioranza dei lettori non fa) si evince che il numero di esecuzioni che è possibile ricavare dai dati ufficiali è di almeno 470 esecuzioni eseguite nel corso del 2007. Tale informazione, che poi dovrebbe essere "la notizia", essendo la cifra ufficialmente riportata nel report di
Amnesty International, non è neanche menzionata nell'articolo de "Il Giornale".

Proseguendo la lettura dei giornali, si evince che il numero di 22 esecuzioni al giorno è il risultato di 8000 (esecuzioni nel 2007)/365(giorni dell'anno).

L'unico articolo che correttamente riporta che la stima del numero di esecuzioni non proviene direttamente da Amnesty International ma dalla Dui Hua Foundation e che in realtà la cifra stimata non è di 8.000 ma di 6.000 è quello del Corriere.

Riporto il passo in questione dal rapporto di Amnesty:

"In 2007 470 executions were recorded by AI, but this number is based on public reports available and serves as an absolute minimum. The US-based organization “
Dui Hua Foundation” estimates that 6,000 people were executed last year based on figures obtained from local officials."

Quindi la cifra di 22 esecuzioni al giorno non ha assolutamente alcun riscontro, tutt'al più si sarebbe dovuto scrivere 16 (6000/365).

Ovviamente quanto scritto non sminuisce assolutamente la gravità delle informazioni riportate nel rapporto di Amnesty International (e dei numeri forniti da Dui Hua), ma evidenzia per l'ennesima volta il modo assolutamente impreciso, slegato dai dati reali e sensazionalistico dell'approccio dei giornalisti nei confronti della Cina.
Inoltre per quanto possa sembrare un errore di poco conto, praticamente ininfluente, continuando la lettura forse il lettore si accorgerà che esaminando la questione della pena di morte in Cina più nel dettaglio è tanto importante quanto difficile avere una stima quanto più precisa possibile, anche per poter verificare l'efficacia delle nuove leggi. Una differenza di 2000 morti in una stima del genere rischia di falsificare e compromettere un'analisi delle tendenze relative a tale fenomeno.

A mio parere però il danno maggiore è chepresentando la notizia in tal modo si perde completamente il senso e la gravità di tale rapporto. Si preferisce non approfondire la questione per esaminarne cause e possibili sviluppi futuri, ma piuttosto strumentalizzare ed esagerare (quando tra l'altro non ce ne sarebbe alcun bisogno!) la notizia, in perfetto stile Xinhua, per cui l'unico uso che se ne fa è quello a pretesto per un pò di China Bashing.




La "Nuova Cina", dalla sua nascita nel 1949, ha sempre e largamente utilizzato la pena capitale, anche e soprattutto a scopo dimostrativo come mezzo di (supposta) deterrenza.
I dati e i numeri sul numero di sentenze di morte eseguiti sono sempre stati considerati segreti di stato. Cito da
"The Mistery of China's Death Penalty Figures" pubblicato da Human Rights In China:

Liu Renwen, "professor of the
National Institute of Law at the Chinese Academy of Social Sciences, [...] explained that

since 1949, the number of executions in mainland China
has always been a mystery, because the Supreme People’s Court has never disclosed any
detailed figures. During the founding of the PRC, executions were an important means
of consolidating authority under the severe political challenges faced by Red China.

Lo stesso articolo afferma che:

A report entitled, “
Historical and Political Movements since the Founding of the People’s Republic,” edited by the Party History Research Center of the Chinese Communist Party Central Committee and three other departments in 1996, says that in the campaign to suppress counterrevolutionaries, conducted in two phases from early 1949 to 1952, some 1,576,100
counterrevolutionaries were struck down, and more than 873,600 were executed.

Partendo da queste agghiaccianti statistiche di circa 220000 esecuzioni all'anno di media, raggiunte dopo la fine della guerra civile e la conseguente supremazia del PCC, si era gradualmente arrivati, tra alti e bassi, passando attraverso le carestie del "grande balzo in avanti" e le repressioni della "rivoluzione culturale", all'inizio degli anni ottanta, in cui le stime a riguardo si aggirano sulle 1000-2000 esecuzioni annue (stima di Dialogue dell'Inverno 2007 della
Dui Hua Foundation).

Nel 1980, al fine di punire con maggior severità crimini gravi quali omicidio, stupro, traffico di droga e rapina, il potere di emettere sentenze capitali viene delegato dalla
Supreme's People Court alle Higher People's Courts, che sono le corti provinciali.

Tale provvedimento si combina all'effetto della prima campagna anti-crimine "
strike hard" lanciata da Deng Xiaoping nel 1983. In relazione a ciò, nello stesso anno una decisione dello standing commitee, organo ristretto del comitato centrale del National People Congress, dispone perchè le corti puniscano con la pena di morte se in presenza di non meglio specificati "other serious endangerment of public security", definizione che lascia ampio spazio all'interpretazione ed alla discrezione dei giudici.

Statistiche fornite dalla stampa ufficiale cinese, riportate da HRiC, mostrano che durante questa prima campagna furono emesse circa 24000 sentenze di morte.

Successivamente dure campagne "strike hard" vengono lanciate nel 1996, 2001 e 2004. Spesso oltre ai criminali comuni colpevoli di reati gravi e ai recidivi, nel mirino delle campagne entrano anche capi e membri di sette religiose considerate sovversive. Dalla fine degli anni '90 si registra un forte incremento di pene capitali inflitte a individui accusati di appartenere ad organizzazioni separatiste e/o terroristiche basate nella Regione Autonoma del Xinjiang.
Inoltre, gradualmente il numero di reati perseguibili di pena di morte aumentano progressivamente, passando dai 28 elencati dal Codice Criminale del 1980 (in cui si legge che "the death penalty is only to be applied to criminal elements who commit the most heinous crimes" ai 68 attuali(da "Chinese critiques of the ultimate penalty", sempre pubblicato da HRiC:

  • Armed robbery and kidnapping
  • Arson
  • Assault
  • Assaulting a police officer
  • Attempted murder
  • Bigamy
  • Blackmail
  • Brothel-keeping
  • Burglary
  • Causing explosions
  • Causing injury
  • Causing death through torture
  • Corruption
  • Counterrevolutionary sabotage
  • Destroying public electricity installations
  • Destroying or causing damage to public or private property
  • Disturbing citizens' lives, looting property, undermining public
  • transportation order
  • Drug trafficking
  • Embezzlement
  • Forgery
  • Fraud
  • Gambling
  • Gun running
  • Habitual theft
  • Harboring a murderer
  • Highway robbery
  • Hooliganism
  • Illegally possessing firearms
  • Illegally manufacturing weapons
  • Illegally selling firearms
  • Illegally brewing and selling toxic and harmful goods resulting in death
  • Illegally possessing or selling ammunition
  • Kidnapping
  • Killing a tiger
  • Manslaughter
  • Misappropriation of public funds
  • Murder
  • Organizing pornography rings
  • Pimping
  • Poisoning livestock
  • Profiteering
  • Publishing pornography
  • Rape
  • Robbery
  • Sabotage
  • Selling fake invoices
  • Selling two giant panda skins
  • Selling fake birth control certificates
  • Selling false sterilization certificates
  • Selling counterfeit money
  • Seriously disrupting public order
  • Smuggling cigarettes into China
  • Smuggling cars into China
  • Speculation
  • Stealing weapons
  • Stealing or dealing in national treasures or cultural relics
  • Taking bribes
  • Tax fraud
  • Tax evasion
  • Theft
  • Theft of cows, goats, camels and horses
  • Trading in slaves
  • Trafficking in women or children
  • Train robbery
  • Violence
E' da precisare comunque che 4 dei reati elencati sopra (omicidio, assalto aggravato, rapina e traffico di droga) rappresentano più del 90% delle sentenze di morte.
A causa delle sentenze di morte gestite dalle corti provinciali, ed a causa delle campagne anticrimine,
il numero stimato di esecuzioni annue raggiunge negli anni '90 quota 10000.

Come riferito sempre in "Chinese critiques of the ultimate penalty", a partire perlomeno dagli anni '90 le voci critiche cinesi a riguardo della pena di morte si fanno sentire sulla stampa specializzata cinese sempre più forti e numerose:

"the use of the death penalty has been the subject of consistent criticism in legal journals and books published in China throughout the 1990s [...] Debate and criticism has focussed on topics including the constant expansion of the list of crimes punishable by execution and the anomalies this has created in legally-prescribed punishments. In particular, the increasing use of the death penalty for economic crimes has been widely challenged. There has also been criticism of the lack of legal safeguards and the bypassing of established procedure, which leave defendants vulnerable to abuse and increase the likelihood of miscarriages of justice. The resort to periodic crackdowns like the current campaign, with executions on a massive scale, has also been criticized for subjecting an immature criminal justice system to pressures it is ill-equipped to withstand. Commentators have also questioned whether the leadership's stated goal of "stability" is really served by this destabilizing judicial roller-coaster."

"The death penalty is not a miracle cure for economic and financial crimes. Since the introduction of the death penalty for certain economic crimes, there has been no reversal of the spiralling trend of economic crime.... Relying on the death penalty is no way to curb these crimes.... primarily because economic crimes emerge from economic, political, legal and other factors."

Nell'Aprile del 2000 l'Istituto di Legge di Pechino organizza un dibattito sulla "moralità della pena di morte". Nel Dicembre dello stesso anno
si tiene un simposio internazionale sulla pena di morte, organizzato in collaborazione tra l' "Institute of Legal Studies " dell'Accademia Cinese di Social Sciences, il Danish Centre for Human Rights e l' Università di Xiangtan (Hunan).

Negli ultimi anni sono stati fatti grandi passi avanti nella direzione del cercare di limitare in numero di sentenze di morte eseguite.

Dallo slogan "Strike Hard" si è passati a “kill rarely and kill carefully” (shao sha, shen sha), nel cui spirito sono state compiute importanti modifiche al sistema penale cinese.

Nel Marzo2004 il NPC votò per un emendamento della costituzione per includere una clausola che afferma che “the state shall respect and protect human rights”.
Nel Dicembre 2005 la Supreme People's Court e il Supreme People's Procuratorate pubblicano un documento intitotato Notice on Improving Work on Open Trial for Second Instance Cases with Death Sentences, a cui seguono diversi altri documenti simili, fino ad arrivare nell'Ottobre 2006 (in vigore da Gennaio 2007) all'emendamento dell' "Organic Law of the People Court" per cui, dopo più di 20 anni, due decenni in cui le stime sulla pena di morte hanno raggiunto picchi altissimi, la Supreme People's Court riacquista il potere di scrutinare tutte le decisioni delle corti provinciali a proposito di sentenze capitali (perlomeno quello con esecuzione immediata, "sixing liji zhixing", mentre non vengono contemplate le sentenze del tipo "sixing huanqi liangnian zhixing", per cui se l'imputato condannato alla pena di morte non commette ulteriori reati nei due anni successivi alla condanna, essa viene automaticamente trasformata in ergastolo, con possibili ulteriori riduzioni di pena). Questa riforma della pena di morte viene accolta molto positivamente dagli organi specializzati ed è perlomeno potenzialmente decisiva per una seria diminuzione del numero di esecuzioni.

Come afferma il titolo stesso del già citato articolo pubblicato su Dialogue dell' Inverno 2007,

"Death Penalty Reform Should Bring Drop in Chinese Executions".

"Restoration of SPC authority over the ratification of death sentences had been under
consideration since the late 1990s. Proponents have argued that permitting provincial
courts to handle both the appellate and review processes created too many opportunities
for wrongful convictions and resulted in inconsistent application of capital punishment
in China"

"With the changes to the law governing its courts, China’s machinery of death will finally be placed under the supervision of a single authority."

"China is unlikely to abolish the death penalty anytime soon, but it
should be possible to cut the rate of execution significantly over the next several years.
The international community should support China’s legal reformers for taking steps
that could result in large reductions in the number of executions in that country."

"There is no question that restoringthe SPC’s authority to review death sentences is intended to sharply reduce the rate of executions in China."

Inoltre si auspica che il fatto che tutte le sentenze di morte debbano passare attraverso la Supreme People's Court, porti ad una maggiore trasparenza rispetto al numero di condanne che, come abbiamo detto, finora è stato tenuto nascosto, sia per la difficoltà di reperimento dei dati sparsi per le varie corti provinciali, sia perchè tali dati sono considerati segreti di stato.
Probabilmente il PCC non vuole rendere noti con esattezza tali dati in quanto si rende conto che le cifre sono troppo alte per essere presentate davanti alla comunità internazionale. Non è da escludere che, se a seguito delle riforme sulla pena di morte effettivamente l'esecuzione di tali sentenze verrà fortemente ridotto, il PCC potrà in futuro avere meno "bisogno" di classificare tali dati. In ogni caso, afferma Manfred Novak, Special Rapporteur on Torture dell' ONU:

"In principle, those proceedings before the Supreme People’s Court are public, so if people take the time to monitor this we should know how many cases the court approves."

Nonostante l'importante passo avanti che tale emendamento comporta nei riguardi del sistema penale cinese e, perlomeno in linea teorica, nella riduzione del numero di esecuzioni, rimangono seri ostacoli, forse più di natura pratico-attuativa che legislativi, per garantire che tali misure si tramutino in risultati concreti.

"Responsibility at the SPC for final review of capital cases has been given to its Third Criminal Division, headed by one of China’s top legal talents, Gao Jinghong. He will be assisted by more than 300 judges, who will weigh the life and death of more than 10,000 people annually, including not only those sentenced to immediate execution but those whose death sentences are suspended by a two-year reprieve[...] By comparison, in 2003 the SPC reviewed a mere 300 death sentences [...] Judge Gao thus faces a daunting task[...] There are also serious concerns about finances and logistics".

HRiC in "China's Death Penalty Reform" elenca tra i principali difetti del sistema legale cinese che ostacolano una corretta applicazione anche della riforma della pena di morte:

  • Mancanza di indipendenza dei giudici
"In practice, the work of the four levels of courts—the Supreme People’s Court, higher
people’s courts, intermediate people’s courts and local courts—is guided by the Political-
Legal Committee of the Communist Party of China (CPC)"

  • Assenza di trasparenza
"China’s state secrets laws include no less than eight separate provisions for classifying death penalty-related information,maximizing government control over the nature and tenor of facts and statistics that are actually released"

  • Prevalenza di confessioni estratte attraverso la tortura
"In China, the prohibition on confessions extracted by torture has been in the Criminal Procedure Law (hereinafter “CPL”) since 1979,35 but in practice, torture remains a serious problem within the Chinese criminal justice system" (Un documento pubblicato il 9 Marzo 2007 dalla SPC, dall'SPP, dal Ministero di pubblica sicurezza e dal Ministero della Giustizia riafferma che confessioni estratte sotto tortura non possono essere usate come base dell'accusa. La tortura sarà oggetto di un prossimo post)

  • Mancanza di garanzie procedurali per un processo equo
"Procedural justice is particularly at risk during China’s nationwide
“strike hard” campaigns, when police, public prosecutors and courts collaborate to
investigate, try and punish crime severely and swiftly."

  • Presunzione d'innocenza
"The CPL does not include a presumption of innocence. There has been discussion for
several years of possible revisions to the Criminal Law and CPL to ensure that a person
charged with a criminal offense is presumed innocent until proven guilty, in accordance
with the recommendation made by the UNWorking Group on Arbitrary Detention
in 1997, but no such revision has yet been enacted."

  • Atti intimidatori nei confronti degli avvocati difensori
"The main threat lawyers face under this law is when they counsel their clients to repudiate a forced confession, persuade a witness to retract false testimony obtained by police through coercive means, or turn up evidence disadvantageous to the prosecution [...] Basic legal defense of the criminally accused is further undermined by three difficulties that Chinese criminal defense lawyers routinely face in performing their duties: restrictions on meeting with their clients, gathering evidence and accessing all case documents."

  • Esame dei candidati
"At present, less than 10 percent of witnesses testify at various levels of the Chinese courts [...] This low rate of witness participation deprives defendants of the opportunity to challenge prosecution witnesses, or take advantage of testimony that could exculpate them, a potentially fatal disadvantage in cases where the death penalty might apply.

La riforma della pena di morte in Cina è stata intrapresa nell'ambito del "Second Five-Year Reform Plan of the People’s Courts" che va dal 2006 al 2010. Bisogna fare in modo che le riforme del sistema penale continuino fino alla fine del termine, attraverso il dialogo e lo scambio di opinioni tra le organizzazioni specializzate, i professionisti, avvocati cinesi ed il governo. L'unico modo per continuare il dialogo è sottolineare i progressi compiuti fino ad ora, evidenziare i passi ancora da fare e dimostrare l'assenza di secondi fini destabilizzanti per il governo cinese.

Dialogue nell'Inverno 2007 affermava:

"It should be possible to cut the rate of executions in half over the next two or three years, from 7,000 in 2006 to fewer than 3,500 in 2009."

Se nel 2007 sono state 6,000, supponendo che la tendenza continui in maniera costante se ne prevedono 5,000 per il 2008 e 4,000 per il 2009. Tale previsione è a rischio anche a causa di eventuali rischi effettivi o percepiti alla sicurezza nazionale che porterebbero ad un ulteriore inasprimento delle sentenze.

E' altamente improbabile che si arrivi all'abolizione in toto della pena di morte nel breve-medio periodo, sia per l'effetto deterrenza, sia perché la maggioranza dell'opinione pubblica cinese è a favore della pena capitale, perlomeno per i delitti più efferrati.
Come riportato dall'interessantissimo articolo di China Perspectives di Dicembre 2005, Chen Xingliang, professore dell'Universita di Pechino, afferma che:

"“the idea that execution is an adequate response to a murder can be traced back to distant times past, especially in the traditional legal culture in China. This has become both a major component of the social psychology of the Chinese nation and a major hurdle in the path of the abolition of the death penalty”

Qiu Xinglong, rettore della Facoltà di Legge dell' Università di Xiangtan (Hunan), abolizionista dichiarato, si dice convinto che:

"China is still waiting for its Beccaria"

Eppure in passato, nella lunga storia della Cina, non sono mancate persone come Shen Jiaben che hanno tentato spesso con ottimi risultati di riformare ed abolire gli aspetti più crudeli del sistema penale e giuridico vigente.



Nota sulle fonti:

La maggior parte delle notizie fornite in questo post, come già segnalato, provengono dalle organizzazioni Human Right in China e Dui Hua. Entrambe le organizzazioni ricevono fondi dal National Endowment for Democracy.
Nonostante questo possa insinuare dubbi riguardo all'indipendenza di tali organizzazioni, i dati e le informazioni che esse riportano sono supportati da numerose fonti cinesi. Inoltre tali organizzazioni seguono un approccio moderato, che non ne pregiudica l'autorevolezza agli occhi dei cinesi. In particolare la Dui Hua Foundation è l'unica ONG indipendente e basata negli USA che si occupa di Cina a godere di "special consultive status" presso l'ONU.
Inoltre, sia in base alla strategia basata sul dialogo e sulla collaborazione a tutto campo con la Cina, sia perché la fondazione non limita la sua attività in Cina ma anche all'interno degli Stati Uniti, la Dui Hua Foundation è spesso critica nei confronti di anche importanti membri dell'amministrazione USA (vedi ad esempio Nancy Pelosi).

UDATE 01/05

via Chinese Law Prof Blog, questo articolo del 21/03/08 pubblicato sul Legal Daily (
法制日报) ospita i commenti di Hu Yunteng del Dipartimento di Ricerca della Supreme People's Court, Chen Weidong della Renda Law School e Liu Renwen del CASS Law Institute a proposito della riforma che ha ripristinato lo scrutinio di tutte le sentenze di morte alla Supreme's People's Court, ad un anno dalla sua entrata in vigore. Qui la traduzione di Google.


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